linfonodi sentinella

La tecnica del linfonodo sentinella, nata nell’ambito del trattamento del tumore al seno, aiuta a diagnosticare la presenza di metastasi e a evitare la rimozione completa dei linfonodi anche nelle pazienti con tumore dell’endometrio e della cervice uterina. A parlarne è il dottor Fabio Martinelli, ginecologo oncologo nel reparto di Ginecologia Oncologica dell’Istituto Tumori di Milano.

CHE COSA SI INTENDE PER LINFONODO SENTINELLA?

Come afferma il dottor Fabio Martinelli, il linfonodo sentinella è “il primo linfonodo ad essere raggiunto da eventuali metastasi a partenza dai tumori maligni che si diffondono per via linfatica”. I linfonodi sentinella sono cioè i primi linfonodi a ricevere il flusso linfatico dall’organo sede del tumore. L’assenza di tumore nel linfonodo sentinella assicura quindi la negatività di tutti i linfonodi regionali con un valore predittivo negativo che sfiora il 100%. Questo significa che non sarà necessario asportare tutti i linfonodi per l’esame istologico, riducendo le complicanze per la paziente.

LA TECNICA DEL LINFONODO SENTINELLA: QUALI VANTAGGI

La tecnica del linfonodo sentinella è utilizzata anche nel trattamento dei tumori dell’endometrio e della cervice.
Il dottor Martinelli spiega: “La tecnica del linfonodo sentinella nasce con l’intento di ridurre l’invasività di una dissezione linfonodale radicale, ottenendo comunque informazioni importanti per la programmazione di eventuali futuri trattamenti, ma riducendo gli effetti collaterali. Questa metodica è ampiamente utilizzata nel trattamento del tumore della mammella e dei melanomi e trova sempre più applicazioni in ginecologia oncologica”.
Schematizzando, due sono i vantaggi dell’utilizzo di questa tecnica chirurgica:

  • Consente di stabilire se c’è una metastasi
  • Permette di evitare la rimozione totale dei linfonodi, un intervento che può portare a pesanti effetti collaterali.

EVITARE LA RIMOZIONE DEL SISTEMA LINFATICO

L’approccio ”standard” per la valutazione linfonodale è la linfanedectomia estensiva, ovvero la rimozione di tutto il sistema linfatico che circonda l’organo colpito dal tumore. Questo però comporta dei rischi maggiori della tecnica del “linfonodo sentinella”:

  • maggior rischio di infezioni
  • sviluppo di accumuli di linfa al livello delle gambe (linfedemi)
  • disturbi neurovascolari

INDIVIDUARE LE METASTASI PER DEFINIRE LA TERAPIA

“Lo stato linfonodale va valutato all’interno della stadiazione tumorale” dichiara il dottor Martinelli. “Il linfonodo sentinella permette un’analisi accurata (a volte anche più accurata delle normali metodiche) dello stato linfonodale (presenza/assenza di diffusione di malattia). Questo permette di poter definire un dato prognostico e modulare eventuali futuri trattamenti (eseguire o meno trattamenti radianti o chemioterapici)”. Sapere se il tumore si è esteso ai linfonodi circostanti è fondamentale per individuare una terapia corretta. Serve a stabilire l’opportunità di prescrivere una chemio e/o una radio terapia alla paziente perché nel caso di metastasi l’approccio chirurgico volto a rimuovere il tumore primario non basta.
L’esame del linfonodo sentinella è estremamente attendibile, come dichiara il Dott. Martinelli: “l’accuratezza diagnostica, in mani esperte, è molto elevata, oltre il 95%. Inoltre permette l’identificazione di vie di drenaggio “inusuali” (non classiche) e permette di processare i “pochi” linfonodi asportati in maniera molto più dettagliata, consentendo di identificare anche metastasi precoci, di piccolo volume.”

LINFONODO SENTINELLA: MENO COMPLICANZE E MENO COSTI

Per evitare queste controindicazioni si ricorre sempre più spesso alla tecnica dei linfonodi sentinella. Attraverso l’analisi esclusiva del primo linfonodo potenzialmente raggiungibile dalle metastasi si acquisiscono informazioni importanti per stabilire che terapia impostare. Un altro fattore importante è che questa tecnica diminuisce i costi ospedalieri perché necessita di un minor numero di giorni di degenza.


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