L’utero è l’organo che accoglie il feto nel corso della gravidanza. Ha la forma di una pera rovesciata ed è formato da due parti principali: la cervice o collo, che lo collega alla vagina, e la parte superiore chiamata corpo dell’utero. È posto al centro della pelvi femminile tra la vescica anteriormente e la porzione terminale dell’intestino (il retto) posteriormente. È composto da tre strati formati da tessuti molto diversi fra loro:
- L’endometrio è lo strato più interno che riveste la cavità uterina ed è ricco di ghiandole. L’endometrio subisce le variazioni ormonali del ciclo riproduttivo femminile: in caso di gravidanza si inspessisce per accogliere l’embrione; in caso in cui non avvenga una gravidanza si degrada per essere espulso dalla vagina sotto forma di flusso mestruale.
- Il miometrio è lo strato intermedio. Più spesso, è costituito da cellule muscolari.
- Il perimetrio è lo strato di tessuto connettivo che riveste la cavità pelvica.
Domande frequenti
Una volta diagnosticato il tumore, va stadizzato a seconda di quanto è diffuso nell’organismo. Si utilizza una metodologia identificata dalla Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO):
- STADIO 1: il tumore confinato nell’area della cervice uterina
- STADIO 2: il tumore è arrivato alla parte posteriore dell’utero
- STADIO 3: il tumore ha invaso la parte inferiore della vagina, la pelvi o i reni compromettendone il funzionamento.
- STADIO 4: il tumore ha invaso gli organi adiacenti (retto o vescica) e può avere dato origine a metastasi in organi più lontani.
Ogni donna che presenti una perdita vaginale ematica in post menopausa, o intermestruale definita “anomala”, dovrebbe essere sottoposta a una visita ginecologica e a un’ecografia ginecologica con approccio trans vaginale per valutare l’utero nella sua totalità, l’endometrio, eventuali aree di focale ispessimento e/o di anomala vascolarizzazione.
Se l’ecografia ginecologica trans-vaginale risulta sospetta è mandatorio indirizzare la donna a un approfondimento diagnostico che permetta un prelievo di tessuto endometriale:
L’isteroscopia è l’esame più preciso a questo scopo. Si introduce una telecamera nell’utero attraverso la vagina per visualizzare le pareti interne dell’utero e prelevare campioni di tessuto per l’esame istologico.
Una volta ottenuta la diagnosi è necessario effettuare ulteriori indagini diagnostiche per valutare lo stadio della malattia. Queste indagini prevedono:
- risonanza magnetica (RMN) della pelvi che permette di: definire al meglio la struttura del tumore, l’eventuale grado di infiltrazione del miometrio; l’estensione alle strutture vicine e il coinvolgimento dei linfonodi;
- tomografia assiale computerizzata (TAC) del torace e dell’addome è utile per escludere che il tumore abbia raggiunto organi distanti come, per esempio, i polmoni;
- tomografia ad emissione di positroni (PET), che permette di valutare aggregati cellulari ad elevata attività metabolica, come le localizzazioni tumorali. È molto accurata, soprattutto nell’identificazione di linfonodi metastatici.
Diagnosticare i sarcomi del corpo dell’utero è decisamente più complesso rispetto ai tumori dell’endometrio. Dal momento che in genere hanno origine nello spessore del muscolo uterino, non sempre l’isteroscopia consente di arrivare alla diagnosi. Inoltre, bisogna tener presente che l’esame istologico, soprattutto per le forme rare dei sarcomi non è di facile definizione e richiede la presenza, nel centro di riferimento, di un patologo dedicato alla diagnosi delle neoplasie ginecologiche.
Nella maggior parte dei casi il campanello d’allarme è rappresentato da un sanguinamento vaginale anomalo che si verifica spontaneamente tra una mestruazione e l’altra nella donna in età fertile o in menopausa.
Altri sintomi più aspecifici, ma comunque da non sottovalutare, sono rappresentati da abbondanti perdite vaginali anche maleodoranti, dolori addominali e/o pelvici e una perdita di peso non legata a una dieta dimagrante.
Il tumore dell’endometrio interessa principalmente le donne in post menopausa con un picco d’incidenza tra i 50 e 70 anni, e rappresenta il 5% di tutte le neoplasie femminili.
L’incidenza è stata in aumento fino al 1970 e anche questo tipo di tumore varia a seconda delle aree geografiche con tassi maggiori in Nord America, dove si registrano circa 44 nuovi casi ogni 100.000 donne/anno rispetto ai Paesi orientali al continente africano con 4 nuovi casi ogni 100.000 donne/anno.
Le previsioni ISTAT per il 2019 indicavano 8.700 mila nuovi casi e le stime indicano che nel corso della vita 1 donna italiana ogni 47 sviluppa un tumore dell’endometrio.
I sarcomi uterini hanno un’incidenza decisamente più bassa e rappresentano circa il 3% di tutti i tumori del corpo dell’utero. In Italia si registrano circa 400 casi all’anno.
Non esiste un protocollo di prevenzione codificato per il tumore all’endometrio ma l’alimentazione e le terapie ormonali sono sicuramente fattori rilevanti.
Seguire una dieta sana e mantenere il peso forma sono sempre fondamentali nella prevenzione oncologica.
Se esiste un rischio individuale di tumore all’endometrio può essere utile valutare insieme al proprio medico ginecologo compiere una terapia ormonale, ad esempio la pillola anticoncezionale che associa estrogeni e ormoni progestinici.
È noto che uno sbilanciamento estrogenico è alla base di un aumento del rischio di sviluppare il carcinoma dell’endometrio, perché gli estrogeni possono far proliferare le cellule della mucosa ghiandolare dell’endometrio. Inoltre, il fatto che questa malattia è più frequente nelle nazioni ricche è facilmente imputabile alle condizioni ambientali e agli stili di vita.
I fattori possono predisporre l’insorgenza di questo tumore si possono dividere in:
- Fattori ormonali: l’inizio precoce del ciclo mestruale e la menopausa tardiva, la presenza di tumori che producono estrogeni, l’assenza di ovulazione (per esempio nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico), la terapia ormonale sostitutiva in menopausa a base solamente di estrogeni in donne che non hanno supito l’asportazione dell’utero, e l’utilizzo del Tamoxifene nelle donne con pregressa diagnosi di carcinoma mammario
- Fattori ambientali: obesità, ipertensione arteriosa, età, un regime alimentare ricco di grassi e di carne rossa: le donne sovrappeso o obese hanno un rischio 5 volte maggiore di ammalarsi di tumore all’endometrio rispetto alle donne con peso normale. Attività fisica e dieta ricca di fibre, al contrario, sembrano essere fattori protettivi.
- Familiarità: le donne appartenenti a famiglie in cui si sono verificati casi della malattia hanno un rischio maggiore di ammalarsi. Rischio che aumenta anche nelle pazienti affette da sindrome di Lynch, una mutazione genetica che altera la capacità di riparare il DNA. Nelle donne affette da questa sindrome il rischio di ammalarsi di tumore dell’endometrio raggiunge il 60% e sale all’80% per il tumore del colon. Se in una famiglia si sono verificati molti casi di tumore del colon e dell’endometrio è utile, soprattutto per le giovani donne, richiedere una consulenza genetica.
Un aumento di incidenza dei sarcomi uterini è stato riscontrato in paziente sottoposte a radioterapia pelvica e nelle utilizzatrici di Tamoxifene.
I tumori dell’utero possono localizzarsi nel corpo o alla base dell’utero (cervice). I tumori maligni del corpo dell’utero si possono dividere in due categorie:
- tumori che insorgono nell’endometrio (carcinomi dell’endometrio): rappresentano circa il 90% delle neoplasie uterine. Si possono dividere in:
- Tipo I: estrogeno correlato a prognosi favorevole (carcinoma endometrioide)
- Tipo II: non estrogeno correlato, a prognosi più sfavorevole. Si tratta del carcinoma sieroso, a cellule chiare, squamoso e indifferenziato.
- tumori che insorgono nel miometrio o nel tessuto connettivo (sarcomi): sono più rari e rappresentano poco meno del 7% delle neoplasie uterine. Si possono a loro volta dividere in:
- Sarcomi dello stroma endometriale, che originano dal tessuto connettivo
- Leiomiosarcomi, che originano dalle fibre di muscolatura liscia
- Sarcomi indifferenziati