Le ovaie sono due piccoli organi delle dimensioni di circa 3 centimetri di diametro situate una alla destra e una alla sinistra dell’utero, cui sono collegate attraverso le tube di Falloppio.

Le ovaie hanno due funzioni: produrre ormoni sessuali femminili (estrogeni e progesterone) e produrre ovociti, le cellule riproduttive femminili.

Domande frequenti

Non esistono programmi di screening per la diagnosi precoce del tumore dell’ovaio. Tuttavia, la visita annuale dal ginecologo con l’esecuzione di una ecografia pelvica di solito con approccio transvaginale, rappresenta una corretta abitudine nell’ottica di una eventuale diagnosi precoce della malattia.

Le indagini diagnostiche prevedono anche:

  • Esame del sangue per valutare il dosaggio del CA125, proteina che risulta essere presente in quantità maggiore nel caso in cui sia ci sia una formazione tumorale nelle ovaie.
  • TAC dal torace alla pelvi, indispensabile per escludere che il tumore abbia invaso altri organi, per identificare la stadiazione ed eventuali noduli peritoneali e per valutare l’oprabilità.
  • Risonanza Magnetica Nucleare: che permette di definire la struttura delle masse. È una metodica non di prima scelta e viene richiesta solo in casi specifici.
  • Tomografia Assiale ad Emissione di Positroni (PET): identifica le cellule tumorali attive. Ha una maggiore accuratezza diagnostica rispetto alla TAC ed è principalmente utilizzata in corso di follow up per la diagnosi della ripresa di malattia.
  • Chirurgia esplorativa: in casi selezionati, il medico può fare ricorso ad un intervento chirurgico per confermare la diagnosi di tumore alle ovaie. L’intervento può essere eseguito in laparoscopia (attraverso una piccola incisione) o in laparotomia (attraverso un’incisione più estesa): in presenza di tumore il medico ne identifica la tipologia e ne valuta la diffusione. Può anche asportare del tessuto proveniente dall’addome attraverso la biopsia.

Il principale fattore di rischio per il cancro alle ovaie è l’età: la maggior parte delle diagnosi sono fatte a donne in menopausa, tra i 50 e i 69 anni.
Altri importanti fattori di rischio per il tumore dell’ovaio:

  • Fattori ormonali: la nulliparità (ovvero il non aver avuto figli) o l’aver avuto il primo figlio oltre i 35 anni, l’infertilità e i trattamenti per l’infertilità, l’endometriosi (solo per alcuni tipi di tumore), l’obesità.
    Al contrario, la multiparità (ossia aver avuto più di un figlio), l’allattamento al seno e l’uso prolungato di contraccettivi estroprogestinici sembrano ridurne il rischio.
  • Familiarità: fino al 10% di tutti i tumori dell’ovaio sono determinati da una mutazione genetica ereditaria a carico dei geni BRCA 1 e BRCA 2 ( deputati al controllo dei processi di riparazione del DNA) che conferisce una probabilità di ammalarsi di tumore dell’ovaio dal 20-60% nel corso della vita rispetto all’1.8% nella popolazione generale.
    Questo tipo di mutazione genetica è associata anche ad un incremento del rischio di sviluppare un tumore mammario e, per questo motivo, nei nuclei familiari con molti casi di tumore ovarico o mammario, è consigliata una consulenza genetica presso istituti oncologico di riferimento.
  • Fattori ambientali: l’esposizione all’asbesto, al talco e l’eccessivo consumo di alcool.
    L’abitudine al fumo o il consumo di caffeina non sono correlati allo sviluppo del tumore dell’ovaio.

Il tumore alle ovaie è asintomatico nelle fasi iniziali, per questo viene diagnosticato in uno stadio precoce solo nel 20% dei casi. I sintomi, aspecifici e relativi comunque agli stadi avanzati della malattia, possono includere: addome gonfio, aerofagia, bisogno frequente di urinare.

Non esistono programmi di screening per il tumore dell’ovaio. Sicuramente sottoporsi a una visita annuale dal ginecologo con ecografia transvaginale di controllo può facilitare una diagnosi precoce.

Il cancro ovarico è tumore relativamente raro e l’incidenza varia a seconda delle aree geografiche con tassi maggiori in Europa e Nord America, dove si registrano circa 15 nuovi casi ogni 100.000 donne/anno rispetto al Sud Est Asiatico e al continente africano con 2 nuovi casi ogni 100.000 donne/anno. In Italia si registrano circa 5.300 nuovi casi all’anno e le stime indicano che nel corso della vita 1 donna italiana ogni 74 sviluppa un tumore ovarico. I tumori ovarici borderline rappresentano tra il 10% e il 20% di tutti i tumori ovarici epiteliali, con un’incidenza di 1,8 – 4,8 per 100.000 donne ogni anno.

Il fattore di rischio principale per il cancro alle ovaie è l’età: la maggior parte delle diagnosi sono fatte a donne in menopausa, tra i 50 e i 69 anni.
I principali fattori di rischio del tumore ovarico sono:

  • Familiarità con la malattia (5/10% dei casi): familiarità col tumore ovarico e tumore alla mammella (secondo il National Cancer Institute una percentuale fra il 7 e il 10% dei casi di tumore alle ovaie sono il risultato di una alterazione genetica ereditaria in presenza della quale si può verificare la presenza contemporanea o in tempi diversi di carcinoma dell’ovaia e carcinoma della mammella); sindrome di Lynch.
  • Fattori endocrini: sterilità, trattamento ormonale per l’infertilità, policistosi ovarica ed endometriosi, obesità, menarca precoce, menopausa tardiva, nulliparità.
  • Fattori ambientali: esposizione all’alcol, al talco, all’asbesto.

Il tumore dell’ovaio è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule, generalmente di quelle epiteliali.

Ci sono forme benigne, intermedie e maligne di questo tumore che, nell’80% dei casi, viene diagnosticato quando ha già invaso l’addome.

I tumori benigni sono quelli che non si sviluppano fuori dalle ovaie e di conseguenza non producono metastasi.

Le forme intermedie o borderline vengono definite a bassa malignità perché, solo raramente, hanno capacità di diffondersi al di fuori dell’ovaio (più spesso a livello del peritoneo o dei linfonodi) e perché non sono pericolose per la vita della paziente.

Nel caso dei tumori maligni, invece, le cellule tumorali possono colpire anche i tessuti e gli organi adiacenti (addome e regione pelvica), o lontani attraverso il sistema circolatorio o linfatico.

I tumori ovarici maligni si dividono in 3 categorie a seconda dell’origine:

  • Tumori epiteliali: si sviluppano dalle cellule epiteliali della superficie delle ovaie o delle tube. Rappresentano il 90% del totale dei tumori ovarici;
  • Tumori germinali: Si sviluppano dalle cellule geminali deputate alla produzione di ovociti). Sono rari (circa il 5% dei tumori alle ovaie) e colpiscono più frequentemente le giovani donne (bambine e adolescenti);
  • Tumori dello stroma e dei cordoni sessuali: si originano nel tessuto di sostegno dell’ovaio che produce gli estrogeni e il progesterone. Sono piuttosto rari e tendenzialmente caratterizzati da una bassa malignità.

Secondo la classificazione di Kurman il carcinoma ovarico può essere diviso in due gruppi:

  • Tumori di tipo 1: insorgono da cellule ben differenziate, come i tumori borderline; alcuni possono essere a lenta crescita. Sono correlati con mutazioni a carico di specifici geni.
  • Tumori di tipo 2: sono tumori di alto grado, aggressivi, che insorgono dal tessuto epiteliale.