Il Papilloma Virus Umano (HPV, Human Papilloma Virus) è una famiglia formata da più di cento tipi diversi di virus che causano un’infezione molto diffusa e trasmessa prevalentemente per via sessuale. Generalmente l’infezione è transitoria e si risolve spontaneamente senza sintomi evidenti, talvolta però può manifestarsi attraverso lesioni benigne della cute e delle mucose (lesioni benigne, condilomi, verruche).

Nei casi, rari, in cui il sistema immunitario non riesca a debellare autonomamente il virus, l’HPV può determinare l’insorgenza di tumori quali il tumore della cervice uterina, ad oggi l’unica forma di neoplasia riconducibile a un’infezione. Il virus HPV è implicato anche nella patogenesi di altri tumori dell’area genitale (vulva, vagina, ano, pene) ed extragenitale (bocca, faringe, laringe).
La lesione tumorale si sviluppa generalmente 20 anni dopo aver contratto l’HPV.

Ad oggi sono stati identificati più di 120 tipi di HPV, classificati in base al rischio di trasformazione neoplastica: fra i 13 ceppi ad alto rischio ce ne sono due (HPV 16 e 18) che sono identificati come i principali responsabili dell’evoluzione tumorale dell’infezione, mentre tra i ceppi a basso rischio ce ne sono due (HPV 6 e11) che sono responsabili di circa il 90% delle verruche genitali.

Domande frequenti

Non esistono terapie farmacologiche utili a eradicare il virus. Se l’infezione non regredisce spontaneamente, le verruche e i condilomi possono essere trattati con creme topiche ad azione antivirale o immunomodulatrice, oppure con interventi chirurgici per rimuoverle (laser terapia, diatermocoagulazione o crioterapia). Anche nel caso in cui vengano identificate cellule precancerose nella cervice uterina queste vengono asportate chirurgicamente, generalmente con ottimi risultati. Se il tumore è già conclamato i trattamenti previsti sono diversi: asportazione chirurgica dell’utero, chemio o radio terapia.

Si stima che l’80% delle donne sessualmente attive contragga l’infezione almeno una volta nella vita, con una prevalenza fra le donne tra i 25 e i 35 anni, e che circa il 50% venga a contatto con un ceppo ad alto rischio.

La vaccinazione è lo strumento d’elezione per prevenire il contagio da HPV: in Italia è stata inserita nel calendario vaccinale per tutti gli adolescenti dopo il 12esimo anno di età, ma è consigliato a tutte le donne fino ai 45 anni. Il vaccino può prevenire patologie diverse dagli specifici papilloma virus contro i quali esercita la propria azione. Risulta completamente inefficace se assunto dopo aver contratto il virus, ma se eseguito preventivamente offre un’ottima protezione dal cancro del collo dell’utero HPV-dipendente. Rende immuni dalle infezioni di papilloma virus di tipo 6, 11, 16 e 18. Il vaccino  Il vaccino quadrivalente anti-HPV protegge dalle lesioni displastiche di alto grado della vulva, da danni a carico dei genitali esterni (come i condilomi acuminati), dalla displasia di alto grado a livello del collo dell’utero e dal carcinoma del collo dell’utero. L’efficacia preventiva del vaccino quadrivalente nei confronti del maschio non è ancora stata pienamente dimostrata.

La strategia utilizzata per individuare precocemente le lesioni da HPV sono i programmi di screening: Pap-Test e HPV-Test.

  • Pap-Test: è lo strumento di diagnosi e prevenzione ad oggi più utilizzato. Se eseguito ad intervalli regolari (ogni 2 o 3 anni) riduce il rischio di sviluppare il tumore cervicale di circa il 70%. Il test viene eseguito divaricando il canale vaginale con uno speculum per consentire il prelievo di alcune cellule dalla cervice con uno spazzolino conico. L’esame dura pochi secondi e comporta un fastidio minimo. Si procede quindi all’analisi al microscopio delle cellule prelevate. È necessario che venga effettuato in assenza di mestruazioni e avendo cura di avere evitato rapporti sessuali o l’utilizzo di lavande vaginali nei giorni immediatamente precedenti all’esame.
    È il principale strumento per salvaguardare il collo dell’utero, rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza e in Italia è gratuito.
  • Ricerca del DNA del Papilloma Virus Umano: esame in grado di riscontrare la presenza di DNA di virus oncogeno (cioè responsabile dell’insorgenza del tumore) nei tessuti della cervice uterina. Si esegue con la stessa procedura del Pap-Test ma consente di individuare le donne a rischio con maggiore anticipo. Si consiglia di eseguire questo test ogni 5 anni.

La positività non significa che una donna svilupperà un tumore, ma consente al medico di effettuare screening per evidenziare una eventuale alterazione al collo dell’utero o qualsiasi altra anomalia.
Nella maggioranza dei casi il sistema immunitario è in grado di debellare il virus dell’HPV prima che questo sviluppi un effetto patogeno: il 60/90%  delle infezioni da HVP si risolve spontaneamente entro 1 o 2 anni dal contagio.
In Italia è in atto un processo di passaggio progressivo dal Pap-Test all’Hpv-Test.
In caso di anomalie si procede con la colposcopia, un esame ambulatoriale attraverso il quale si indiviuano eventuali anomalie o alterazioni della cervice ed eventualmente si procede con una biopsia mirata.

I sintomi dipendono dal sierotipo di HPV infettante e dalle lesioni che si sviluppano in seguito.

    • Sierotipi a basso rischio: le prime fasi sono generalmente asintomatiche. In un secondo momento compaiono delle verruche che sono genitali quando compaiono sulla cervice uterina, vulva, vagina, perineo o ano, oppure extra-genitali a livello di naso, bocca o laringe. Queste lesioni possono manifestarsi come escrescenze grandi anche qualche centimetro dall’aspetto simile alla cresta di un gallo o di un grappolo: in questi casi si parla di condilomi acuminati. Le verruche e i condilomi sono generalmente innocui ma possono provocare prurito, fastidio e dolore di lieve entità: non sono associati a un maggiore rischio di insorgenza tumorale.

Sierotipi ad alto rischio: le infezioni sostenute da questi virus danno luogo a manifestazioni subcliniche non identificabili a occhio nudo. I sintomi del tumore al collo dell’utero sono generalmente assenti o talmente lievi da passare quasi inosservati. Mano a mano che il cancro progredisce diminuiscono le possibilità di cura e compaiono i sintomi della malattia: sanguinamento e dolore durante e dopo i rapporti sessuali, perdite vaginali acquose o sanguinolente talvolta di odore sgradevole, dolore alla regione pelvica, sanguinamenti vaginali al di fuori del periodo mestruale o dopo la menopausa.

I sintomi che insorgono nelle forme tumorali correlate all’infezione da HPV insorgono generalmente solo quando raggiungono uno stadio avanzato difficile da trattare.