Per affrontare la diagnosi di tumore nella maniera più sana è importantissimo attivare le proprie risorse psicologiche più profonde.
Le risposte emotive alla diagnosi sono assolutamente soggettive: nessun paziente reagisce allo stesso modo.
Le caratteristiche proprie della malattia e quelle della singola persona, con la sua storia unica, conducono a reazioni ogni volta diverse.
Sicuramente ricevere la diagnosi di tumore può essere uno dei momenti più stressanti nel corso della vita. La parola “cancro” è spesso da sola fonte di paralisi e annichilimento.
Il sospetto che si trasforma in una realtà diagnostica determina un momento di grave crisi emozionale che spesso coinvolge non solamente il paziente ma tutto il suo nucleo familiare e il contesto in cui è inserito.
Si possono però delineare tre fasi di elaborazione della malattia:

LA PRIMA FASE: SHOCK E PAURA

La reazione iniziale coincide spesso con una fase di shock. Generalmente la persona si sente incapace di comprendere la portata di questa notizia che genera sentimenti paralizzanti. La notizia appare come catastrofica e a questa segue spesso un’angoscia profonda. Si tratta di una reazione naturale: la sensazione di “irrealtà”, di vivere in un incubo sono assolutamente fisiologiche, ma poi è importante trasformarla.
Quando a pronunciare la parola “cancro” è un medico, questa può suonare come una sentenza. A fare paura è sia la malattia, sia il trattamento con i suoi effetti collaterali.

LA SECONDA FASE: L’ANSIA E LA RABBIA

Dopo il primo momento di confusione, il trauma spesso si accompagna con la rabbia. In questo momento è normale e comune che ci si chieda “ma perché è successo proprio a me?”. Il percorso terapeutico, l’ambiente ospedaliero, il personale medico diventano fonti di angoscia. Spesso le persone sono spaventate dall’inquietudine e dall’incertezza che accompagna questo momento della loro vita, carico di dubbi e novità.

LA TERZA FASE: RIORGANIZZAZIONE DELLA PROPRIA ESISTENZA

La nuova condizione di “paziente” porta con sé la necessità di trasformare ed adeguare la propria routine esistenziale. A volte questo momento è accompagnato da depressione più o meno marcata, generalmente però porta ad acquisire nuovi stili e ritmi di vita e all’individuazione di nuovi significati esistenziali. Spesso la persona inizia a percepire e a costruire una nuova progettualità, stabilizzando le proprie risposte emozionali.

LA COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI DI TUMORE

La notizia investe la persona e il suo equilibrio psico-emozionale e ogni persona reagisce in maniera differente. Appare fondamentale iniziare un percorso di accettazione della diagnosi individuando al più presto una valida e nuova organizzazione della propria vita e del proprio contesto, cercando di affrontare la malattia con le proprie uniche e soggettive caratteristiche personali.

ATTINGERE ALLE PROPRIE RISORSE PER RIAPPROPRIARSI DELLA VITA

Il tumore e i trattamenti terapeutici richiedono al paziente e alla sua famiglia una buona capacità di adattamento ad un nuovo stato vitale: una modificazione dello stile di vita e della modalità di pensare a sé stessi. È importante che la persona viva questa fase in maniera dinamica rispetto alla patologia e alle cure, cercando di comprendere e partecipare all’iter terapeutico ed esprimendo le proprie paure ed emozioni.
Tenersi dentro le proprie emozioni e non esprimere apertamente rabbia o tristezza può portare a un aggravamento dello stato psicologico durante il percorso terapeutico.
Isolarsi dal proprio ambiente o pensare alla diagnosi come una condizione ineluttabile, vivendo passivamente questa fase delicata sono atteggiamenti che possono disperdere le risorse psicologiche in maniera inutile.
Secondo molti autori è fondamentale imparare ad attingere alle proprie risorse personali e alla propria particolare modalità di reazione agli eventi perché, secondo non è la malattia in sé la maggior fonte di sofferenza psichica, ma i pensieri che si hanno su di essa.
Esprimere apertamente i sentimenti, partecipare attivamente al trattamento, sviluppare modalità efficaci di gestire i problemi correlati alla malattia e migliorare la comunicazione in famiglia e con il proprio ambiente relazionale sono risorse psicologiche che è consigliato mobilitare.


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