Per i pazienti oncologici che si trovano a dover gestire l’ansia causata dalla propria patologia e dalla pandemia di Coronavirus, il supporto psicologico può rivelarsi estremamente utile.
La diagnosi di cancro porta con sé tristezza, panico, shock e paura. Tutto l’universo della persona subisce trasformazioni profonde. A cambiare è innanzitutto il corpo: nausea, dolore, perdita di capelli, modificazioni del peso. Dal punto di vista psicologico spesso si assiste ad vera e propria tempesta emotiva che può essere affrontata adottando strategie diverse.
DIVERSE STRATEGIE PER AFFRONTARE LA DIAGNOSI
In una ricerca pubblicata nel 1988, Burgess ha individuato le quattro differenti modalità con cui i pazienti affrontano la diagnosi di tumore:
- Hopelessness/helplessness: l’approccio è caratterizzato da elevati livelli di ansia e di depressione, dall’incapacità di mettere in atto strategie cognitive finalizzate all’accettazione della diagnosi, dalla convinzione di un controllo esterno sulla malattia;
- Spirito combattivo: approccio contraddistinto da moderati livelli di ansia e di depressione, da numerose risposte comportamentali attraverso le quali il paziente cerca di reagire positivamente e costruttivamente alla situazione e dalla convinzione di un controllo interno sulla malattia;
- Accettazione stoica: l’approccio presenta bassi livelli di ansia e depressione, un’attitudine fatalistica e la convinzione di un controllo esterno della malattia;
- Negazione/evitamento: appaiono del tutto assenti sia le manifestazioni ansioso-depressive sia le strategie cognitive. Si assiste a casi in cui vi è la convinzione da parte del paziente di un controllo sia interno che esterno della malattia.
L’atteggiamento più comune è quello di negazione. È infatti frutto di un meccanismo di difesa che permette al paziente di prendere le distanze da una realtà che lo preoccupa. La negazione, anche se può essere una reazione normale, va gestita immediatamente. Potrebbe infatti compromettere l’aderenza del paziente alle terapie e ai controlli.
SINDROME PSICO-NEOPLASTICA: COSA SI INTENDE
La sindrome psico-neoplastica è un fenomeno spesso riportato dalla letteratura quando si parla di diagnosi di cancro.
Si tratta di una serie di dinamiche psicologiche profonde scaturite dalla stessa diagnosi che possono presentarsi sotto forma di sintomi psicopatologici.
I sintomi psicopatologici più comuni sono la paura, lo stress, la depressione, rabbia, aggressività e un forte senso di ingiustizia.
L’intensità può variare in base a diversi fattori: la personalità, l’età e le esperienze del paziente, la presenza di una rete a supporto della persona e la gravità e il tipo di tumore diagnosticato.
ESSERE PAZIENTI ONCOLOGICI DURANTE LA PANDEMIA DEL CORONAVIRUS
La pandemia ha reso ancora più difficili le condizioni per chi convive con un tumore e ha generato ulteriori ansie per la propria salute. Le persone malate di cancro rientrano nel gruppo di persone più a rischio, insieme a chi presenta patologie cardiache, respiratorie e del sistema immunitario.
Non tutti i pazienti affetti da cancro sono ugualmente suscettibili al contagio da Coronavirus né ugualmente a rischio per un decorso grave. Su questo infatti incidono molteplici fattori, come la tipologia di cancro, l’organo colpito, lo stadio del trattamento, l’età e la presenza di altre malattie.
Il Lancet ha pubblicato uno studio condotto in Gran Bretagna sugli effetti del Coronavirus su pazienti oncologici. È stato osservato che nei pazienti con tumori del sangue (leucemia, linfoma e mieloma) il Coronavirus ha avuto effetti più pesanti e il tasso di letalità è più alto. I ricercatori affermano: “Il tumore del polmone e quello della prostata non sembrano legati a un maggior rischio di contrarre l’infezione e di morirne, mentre la categoria di pazienti con il rischio in assoluto più basso sono risultate essere le donne affette da tumori del seno e ginecologici”.
Dal punto di vista psicologico invece non sono da sottovalutare le conseguenze psicologiche dell’isolamento e il cambiamento della routine quotidiana. La lontananza dalla propria rete sociale e familiare, la difficoltà di contatto anche con il proprio medico curante, lo stravolgimento delle abitudini hanno accresciuto la paura e il senso di disorientamento. Questo in alcuni casi ha portato a compromettere la motivazione e l’aderenza alla terapia.
Secondo i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia medica (Aiom), il 15-20% dei pazienti si sono sentiti in qualche modo “frenati” dall’andare a eseguire le terapie salvavita, anche negli ospedali covid-free.
Le pazienti oncologiche seguite nel loro percorso di cura dal team del dott. Raspagliesi sono accompagnate e seguite da psicologi e psicoterapeuti impegnati a sostenerle in ogni fase di questo delicato cammino.
Se hai domande sul tuo stato di salute, contatta il tuo medico di base. Per informazioni o indicazioni generiche legate ai tumori ginecologici consulta la nostra pagina dedicata alle risposte.